Beatrice Fiorentino ci presenta la Settimana della Critica


Presentata la 38esima edizione della Settimana della Critica sezione autonoma e parallela del Festival di Venezia dedicata agli esordi. Ne parliamo con la delegata generale Beatrice Fiorentino in questa intervista.

Il Festival di Venezia è fatto anche di opere prime, e da 38 anni di una sezione dedicata, la Settimana della Critica (per semplicità SIC), la cui selezione per il 2023, sezione autonoma e parallela della 80° Mostra del cinema di Venezia, è stata presentata questa mattina. Sette titoli in concorso, di cui uno italiano, più un film di apertura e uno di chiusura, insieme a una proiezione speciale. Abbiamo incontrato telefonicamente la delegata generale Beatrice Fiorentino, al terzo anno di direzione, che ha scelto i film con la collaborazione di un comitato di selezione composto da Enrico Azzano, Chiara Borroni, Ilaria Feole e Federico Pedroni.

La SIC seleziona opere prime, quindi è un buon indicatore di come sarà lo stato di salute del cinema dei prossimi anni.

Se è veramente così siamo tranquilli. È stata un’annata elettrizzante, siamo particolarmente convinti della selezione e dispiaciuti di aver dovuto escludere ottimi film. Ci portiamo dietro un’identità, uno sguardo preciso che è quello del critico, il che ci porta forse a cercare dei segnali più politici nei nove film scelti. Negli ultimi anni abbiamo dialogato con l’industria, scegliendo anche film più accessibili al pubblico, quest’anno sono titoli molto stratificati, che si prestano a letture approfondite. Ogni film prende posizione, ci conferma come fare cinema preveda il senso di responsabilità di assumere un punto di vista, non solo di raccontare una storia.

Ci sono nella selezione ben quattro documentari

È in effetti una presenza significativa, che rispetta la proporzione dei lavori arrivati. Quest’anno abbiamo davvero ricevuto tanti documentari di ottimo livello e diversi fra loro: da quelli tradizionali a quelli che ibridano con la finzione a quelli più politici. Penso al cileno Malqueridas, realizzato con immagini fornite dalle detenute, in un carcere in cui i telefonini non sono ammessi. Materiale a bassissima definizione, che ha subito un processo di digitalizzazione, pur scegliendo di mantenere qualche imperfezione come statement politico.

Il film italiano è anch’esso un documentario, About Last Year, qualcuno potrebbe pensare che la ragione sia stata l’assenza di titoli di finzione di livello.

La scelta può anche essere letta in maniera politica, e non ci tiriamo indietro. About last year è un piccolo film indipendente, un coming of age oltre che un documentario, che ci è stato mandato molto presto. Ci è piaciuto e lo abbiamo tenuto in short list per molto tempo, senza che le autrici, tre donne, facessero mai alcuna pressione o sollecitassero una risposta positiva. Abbiamo naturalmente visionato anche produzioni più grandi, come l’opera prima di Simone Bozzelli, che ha presentato i primi corti alla SIC. Non abbiamo problemi a dialogare con l’industria, come dimostra la scelta negli scorsi due anni di Mondocane e Margini. Ci siamo però resi conto che si stava delineando una selezione di sguardi forti, come About Last Year. Poi non ci dispiaceva che, essendo prevista a breve la discussione su come riformare il sistema di finanziamento dei film – ci siamo resi conto anche noi che 50 esordi arrivati sono troppi -, mettere l’accento su come il cinema non sia solo una questione di soldi, ma di sguardi da valorizzare

Mentre in altri festival o altre sezioni sembra sia complicato trovare film diretti da registe donne, voi ne presentate fino alla metà del programma.

Quest’anno sono davvero aumentate, sia come numero di film inviati che come qualità generale. Non abbiamo fatto nessuno sforzo per riempire la selezione di sguardi femminili. Non abbiamo ragionato in termini di quote, anche perché, da donna, non voglio favori ma solo non essere ostacolata. Mi sembra che i tempi stiano cambiando e questo si vede dagli esordi, adeguando l’accesso alla professione. Si sta andando nella direzione che tutte e tutti auspichiamo, stanno nascendo molte autrici.

Immagino sia difficile scegliere solo un titolo, ma quale potrebbe essere la sorpresa della SIC di quest’anno?

Gli esordi sono tutte sorprese. Posso citare alcuni titoli di cui non ho parlato, come Le Vourdalak, un horror di vampiri iper cinefilo, nella tradizione del genere francese anche contemporanea, che recupera una dimensione artigianale, girato in 16mm senza effetti digitali. È un adattamento di una novella di Tolstòj, ma al tempo stesso la storia preannuncia, se non annuncia, la morte del patriarcato. Tutti i sette film, più i due fuori concorso, hanno questo doppio livello di lettura. Penso al tedesco Life if not a competition, but I’m winning, un documentario ibrido, con tanto di voce narrante, che utilizza però immagini di repertorio per riscrivere visivamente la narrazione ufficiale che vuole atleti vincitori o vinti. Una visione queer, oltre le convenzioni, oltre le etichette e le categorie. Echi di Riefenstahl e Fassbinder e di un cinema nuovo, senza genere e ancora da inventare. Poi voglio citare Love is a gun, un noir purissimo taiwanese sulla scia di Lee Chang Dong, su un destino contro il quale non si può niente. Un’idea di cinema molto forte, visivamente potente. È stato poi un anno notevole per il cinema inglese, come dimostra Sky Peals, esordio atteso di Moin Hussain, che ha presentato un corto anche a Cannes. Racconta lo straniamento di un cittadino che risiede in un luogo da cui non è originario, come il regista, londo-pakistano. La storia parte della ricerca di un padre scomparso, che potrebbe essere stato rapito dagli alieni. Questo film, come gli altri, hanno molti segni da decifrare.

Il programma completo della 38° Settimana della Critica

In concorso

About Last Year di Dunja Lavecchia, Beatrice Surano, Morena Terranova| – Italia

Hoard di Luna Carmoon – Regno Unito

Life is not a competition, but I’m winning di Julia Fuhr Mann – Germania

Love is a gun di Lee Hong-Chi – Hong Kong, Taiwan

Malqueridas di Tana Gilbert – Cile, Germania

Sky Peals di Moin Hussain – Regno Unito

The Vourdalak di Adrien Beau – Francia

Gli eventi fuori concorso, come detto, saranno tre. Oltre al film d’apertura, God is a Woman di Andrés Peyrot, quello di chiusura, Vermin di Sébastien Vaniček, e il documentario come proiezione speciale Passione critica di Simone Isola, Franco Montini, Patrizia Pistagnesi.





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