I risultati parlano chiaro e secondo il recente studio di Lumen al cinema sembra esserci una soglia di attenzioneper gli spot pubblicitari, maggiore di quattro sette volte rispetto a quello ottenuto dagli stessi annunci su TV e CTV
La pubblicità trasmessa al cinemaprima della visione di un movie, è veramente in grado di attirare l’attenzione degli spettatori? La Nationwide CineMedia sembra averne la conferma.
Grazie advert uno studio commissionato alla Lumen Analysis, società chief nella misurazione dell’attenzione, è stata condotta una ricerca – in collaborazione con Dentsu – volta a confrontare ed indagare la differenza soglia di attenzione dei consumatori nei confronti degli annunci pubblicitari trasmesso al cinema, in TV, sui social e nel digitale.
Il risultato? Il cinema sembra battere ogni altra piattaforma con un punteggio stimato da quattro a sette volte.
La ricerca e la metodologia
Affermandosi come il primo studio americanoriguardante il grado di attenzione per pubblicità cinematografica, lo stesso è stato condotto tramite una ricerca di follow-up nata per comprendere quanto gli annunci pubblicitari siano in grado di influenzare le preferenze dei consumatori ed il loro Ricordo del marchio.
Mike Follet, AD di Lumen, racconta i risultati parlando di una chiara evidenza tra la soglia di attenzione e le variabili sopracitate. Ancor più interessante osservare la coerenza tra questi risultati e quelli precedentemente ottenuti, nel corso di ricerche simili, nel Regno Unito ed in Australia.
Lumen ha posizionato, all’interno di una sala cinema, una serie di webcam a infrarossi che, previo consenso degli spettatori, erano volte advert osservare gli stessi nel corso della proiezione del movie “Black panther: Wakanda Forebver”.
I risultati
I risultati della ricerca parlano chiaro. A parità di durata della pubblicità, 15 secondi, i punteggi di attenzione sulle varie piattaforme mostrano un drastico cambiamento. Le dimensioni analizzate fanno riferimento non solo alla percentuale di pubblico attivo ma anche all’effettivo tempo impiegato dallo stesso nella visione dello spot.
Grazie ai risultati ottenuti dalla ricerca e ai confronti fatti con studi precedenti, si è osservato come l’industria cinematografica ottunga mediamente un punteggio pari a 72, nettamente superiore alla TV che vede una gamma di punti da 15 a 17, per non parlare delle piattaforme social e del loro scarso punteggio da 11 e 12.
Follet, a fronte dei risultati ottenuti, osserva come “La durata della visione sia un fattore molto importante per modificare l’opinione delle persone su un marchio”. Ribadendo l’importanza di andare advert indagare il tempo effettivamente speso dai consumatori advert osservare gli annunci osserva come vi sia una relazione coerente tra i vari media.
I risultati ottenuti colpiscono Joanne Leong, responsabile globale della pianificazione di Dentsu, secondo il quale la ricerca svolta potrebbe influenzare si differenziano la quantità di pubblicità cinematografica acquistato dai clienti ed il ruolo della stessa nel raggiungimento degli obiettivi di attenzione.
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Torna a far crescere l’interesse per il cinema
Non è una certo un novità quella che vede, post-covid, un’industria cinematografica in forte difficoltà ed infatti non sembra essere casuale l’emergente interesse rivolto nei confronti del ruolo dell’attenzione in ambito pubblicitario. La ricerca, infatti, arriva in un momento cruciale in cui inserzionisti e aziendeVenire l’Promoting Analysis Basislanciano iniziative per sviluppare nuovi normal e studiare il ruolo dell’attenzione nella pubblicità.
Dopo il lungo periodo pandemico, ecco lo scorso anno ha rappresentato una piccola vittoria per il mondo cinematografico registrando una crescita nelle vendite dei biglietti, con un aumento del 60% e 314 milioni di dollari per entrambe le catene principali, AMC e Cinemark. Delle nascenti sfide pubblicitarie per l’industria cinematografica ve ne avevamo parlato qui.
Nonostante l’apparente ripresa i numeri sono ben inferiori a quelli registrati nel 2019 e, per quanto si preveda un ricavo pari a 252,5 milioni di dollari, si tratta di numeri ben inferiori ai 445 milioni di dollari registrati prima della pandemia.
L’obiettivo e le sfide future
Per quanto risulta complesso alzarsi dalla poltrona del cinema, per evitare gli spot pubblicitari prima del movie, le webcam a infrarossi hanno mostrato come diversi spettatori tendano a distogliere lo sguardo dallo schermo. Ma è più probabile, afferma Manu Singh, Vicepresidente senior di insights, analytics e gross sales knowledge technique di NCM, che le persone guardino i loro telefoni o si alzino dalla poltrona a casa, anche per gli spot non skippabili del CTV.
La volontà espressa da Mike Rose, Chief Income Officer di NCM, sembra essere quella di poter scrivere accordi Base su CPM che prendino in considerazione l’attenzione. “Alcuni di questi cambiamenti” afferma Rose “stanno già avvenendo nel mondo digitale, crediamo di starci muovendo nella giusta direzione, ma non abbastanza velocemente”.
Leggiamo presto!